Rebirthing: testimonianze di chi ha provato che non è pericoloso

Pubblicato da: Matteo Manzini

Stavo praticando una sessione individuale di rebirthing, condotta dalla mia prima insegnante. Muovevo i primi passi, da professionista, nel mondo del respiro. Terminata la prima parte della sessione, era il momento di passare alla pratica del respiro circolare e consapevole. L’insegnante mi invitò a distendermi sul letto in un angolo della stanza, appoggiato alle pareti su due lati, una delle sponde e il bordo inferiore. Guidato dalla sua voce, iniziai l’esperienza. Era un tardo pomeriggio di autunno e fuori era già buio, nella stanza era accesa una lampada di sale che trasmetteva una fioca luce, più un paio di candele bianche.

Entrai nella pratica con un pizzico di enfasi sull’inspirazione, me ne resi conto, ma sentii che potevo gestire questo fenomeno. Lasciai che proseguisse così, cercando di non intervenire. L’espirazione poco dopo divenne condizionata dall’inspirazione e cominciò a essere leggermente spinta ma sentivo, allo stesso modo, di non dover intervenire. Respiro dopo respiro, il corpo, a partire dalle estremità degli arti, manifestava un leggerissimo formicolio, sensazione che pian piano iniziò a estendersi a tutto il corpo. Sapevo cosa stava accadendo e non me ne preoccupavo, riportando l’attenzione verso il respiro.

Le prime sensazioni e la respirazione

Il formicolio cresceva diventando sempre più intenso. Le braccia prima e le gambe poi diventarono dure e si muovevano dritte verso il tronco, come se il corpo volesse chiudersi. Ero consapevole di ciò che stava accadendo e mi impegnavo a tenere l’attenzione sul respiro, lasciando che il corpo vivesse la sua esperienza senza alcun intervento da parte mia. Sentivo di essere al sicuro. Avvertivo dolore, ma era come se non mi appartenesse, come se stessi semplicemente assistendo alla scena di un film. Rimanevo costantemente rivolto verso il respiro, concentrandomi sull’inspirazione e sull’espirazione che continuavano a muoversi dentro e fuori di me con maggior intensità.

Vicino a me, sentivo la voce calma e ferma di chi mi accompagnava. Percepivo il corpo come fosse completamente accartocciato e sentivo che non volevo occuparmene, perché sapevo che era solo un fenomeno transitorio che aveva un senso. In caso, ne ero certo, sarei riuscito a capire più tardi, non adesso. Adesso capire non serviva. Adesso l’unica cosa che contava era stare con il respiro che stava dando vita a un’esperienza particolare. Tutto questo proseguì, con viva intensità, per un’ora abbondante (lo scoprirò alla fine, quando questa informazione mi verrà riferita) e poi accadde qualcosa di straordinariamente nuovo. Sentii come se dentro di me venisse deflagrata una bomba luminosa, accecante, bianchissima. Tutto cambiò improvvisamente, non sentivo alcuna necessità di respirare, sentivo che potevo smettere e infatti, di colpo, la pratica si bloccò. Ma non fu questo ad attirare la mia attenzione.

Luce bianca e rinascita

Cosa è successo durante il rebirthing?

Fu la luce bianca, avvolgente, come se mi fosse entrata nel cervello e da lì si fosse diffusa in tutto il corpo. Ero paralizzato dallo stupore e ancora una volta mi lasciai andare all’esperienza. Non sapevo più dove fosse finito il mio respiro, non lo sentivo più (certamente stavo respirando) perché nel frattempo era giunta anche una lieve vibrazione sonora, profonda, che avvolgeva tutto. Ero immerso nel bianco e nella vibrazione. Mi sentivo avvolto e fluttuante. Sembrava che i confini del mio corpo fisico si stessero trasformando, le mani parevano diventare più grandi, le gambe pesantissime. Provavo un calore... piacevole. Nel frattempo mi sembrava che la mia mano sinistra e i piedi stessero attraversando il muro. Ed ecco che, proprio mentre provavo queste sensazioni, improvvisamente arrivò un pensiero nitidissimo: “E se non tornassi più indietro?”. Tutto diventò duro, mi sentivo risucchiato verso il basso.

Fu come svegliarsi di soprassalto da un brutto sogno, soltanto to che non mi ero addormentato e non mi stavo svegliando. Sentivo un senso di vuoto e di inconsistenza. Provai disorientamento e mi sembrava che anche il più piccolo refolo d’aria potesse spazzarmi via in qualunque istante. Ero nel panico più totale, o forse no, sentivo il terrore ma non ne ero preda. Una frenetica moltitudine di pensieri affollava la mia mente: “Cos’è accaduto? Dov’ero finito e dove sono adesso? Riuscirò a tornare alla normalità?”. Mi avvolse una crescente solidità, mi sentivo sempre più denso. La percezione di allarme iniziò a scemare. Lentamente tutto mi riportava verso la quiete. Come se la tempesta fosse passata e la marea emotiva e psichica si stesse abbassando. Finalmente sentivo il mio corpo nella sua normalità. Percepivo ancora il calore piacevole, che adesso era anche rassicurante. Ancora una volta il flusso di pensieri calò di intensità e così mi lasciai andare a ciò che provavo. Un senso di pace e calma assoluta si era manifestato in tutto il mio essere, godevo di queste sensazioni senza limiti. Non ero legato ai pensieri e alle emozioni. Esistevo indipendentemente da tutto.

È una sensazione difficile da descrivere. Passò il tempo (alla fine mi hanno comunicato che ho praticato per quasi due ore) in questo stato di totale beatitudine, fino a quando mi sentii finalmente pronto per riaprire gli occhi, e così feci. La luce era scarsa ma sufficiente per darmi subito un riscontro positivo infatti, guardandomi intorno, vidi la stanza esattamente com’era prima della mia esperienza, con una piccola grande differenza: vedevo molti più particolari. Come se la mia vista, anzi, tutti i miei sensi si fossero acuiti permettendomi di percepire l’ambiente molto più nitidamente. Cercai di raccontare l’esperienza vissuta alla persona che mi aveva accompagnato per tutto il tempo con cura e sensibilità, ma non riuscii a trovare le parole adatte (quello che scrivo oggi è frutto di un’elaborazione successiva).

Come descriverei l'esperienza del rebirthing?

C’è una sola parola che mi viene in mente: estasi! Sì, sentivo che per qualche motivo mi ero liberato dai confini fisici, andando oltre i limiti. Quando sono ritornato nella normalità, nell’ordinario, ho sentito che potevo guardare ciò che era intorno a me in modo nuovo, da una prospettiva diversa, con più leggerezza. Mi sono sentito più forte come essere umano e, se possibile, un po’ più libero. Il respiro mi ha portato oltre e quando sono tornato ho portato con me una visione più ampia e meno condizionata della realtà. È una di quelle esperienze che non ti permettono di tornare indietro, è come aver superato una soglia che non potrai più riattraversare, anche se lo volessi. Confesso che in seguito ho cercato di razionalizzare l’esperienza vissuta cercando spiegazioni scientifiche.

Ho trovato diversi elementi che potrebbero ridurre a fenomeni fisiologici prodotti dal modo particolare di respirare che ho tenuto durante l’esperienza, ma se anche tutto fosse riconducibile a una serie di reazioni biochimiche e di impulsi neurali, rimane in me ciò che ho sentito e provato. Non sono uno spiritualista o un amante dell’esoterismo, mi piace tenere un approccio pragmatico e scettico, così ho scelto di considerare quello che ho condiviso con te nella più ampia neutralità. È stata un’esperienza, per me, fuori dal comune che mi ha portato tanti doni e che ha contribuito alla mia evoluzione e questo mi basta. Se il mio racconto ti ha turbato, disturbato o, al contrario, ti ha incuriosito o entusiasmato, tieni conto che è la mia personale esperienza.

Matteo Manzini, esperto in Rebirthing

Matteo Manzini, autore del libro Prendi fiato e respira

Lascia andare le aspettative e non formalizzare obiettivi sulla base della mia condivisione. Sappi che pratico da ventisette anni con costanza e che alle spalle ho centinaia di sessioni, eppure posso contare sulle dita di una sola mano esperienze simili. Certamente ognuna di queste mi ha portato oltre, lasciandomi profondamente cambiato e facendomi fare un balzo più lungo rispetto ad altre sessioni, ma nel mio percorso rimangono una rarità. Non è detto che sia così anche per te ma, in ogni caso, penso che sia indicato fare un passo alla volta, anzi, un respiro alla volta.

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